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"Con Aceto fuori dalle corse si prendevano sempre in giro ma quando si avvicinava il Palio puntualmente litigavano".
La Voce del Palio inizia con questa intervista un viaggio alla riscoperta di personaggi che hanno fatto la storia del Palio di Siena. In questa prima intervista abbiamo parlato con Lorenzo Viti, figlio del grande Leonardo Viti detto Canapino. L'intervista è divisa in due parti: in questa prima parte Lorenzo ha ricordato suo babbo, scomparso nel 2007.
Come era tuo babbo in scuderia?
Era molto “tosto”, lui veniva dal mondo delle regolari e mi raccontava sempre che quando faceva l'allievo fantino insieme a Parti e Vai, l'allenatore che li mandava a “fare il radicchio” per i cavalli non li faceva mangiare se non gli portavano una balla intera. Il mio babbo è cresciuto con questa cosa qui, lui voleva le cose fatte bene. Quando entravi in scuderia dovevi pensare prima al cavallo: prima veniva il cavallo e poi venivi te e ad esempio quando uscivo con il cavallo e prendevo la pioggia dovevo prima sistemarlo e poi potevo andare a cambiarmi. Lui poi ti cambiava il lavoro ogni 5 secondi, non dovevi farti mai vedere con le mani in tasca: ti faceva fare uno steccato ad esempio e poi magari dopo un mese te lo faceva buttare giù e lo dovevi rifare. La cavezza doveva essere attaccata alla porta dalla parte come se dovesse averla addosso il cavallo: mi ricordo una volta che un ragazzo di Asti mise la cavezza al contrario e mio babbo la tolse e gliela tirò. Ti insegnava una filosofia di lavoro che dovevi seguire alla lettera e ti insegnava anche il rispetto delle persone.
I suoi cavalli preferiti quali erano? Sappiamo che con Panezio aveva un rapporto particolare.
In realtà lui Panezio non lo montava spesso però gli è sempre rimasto nel cuore. Era molto affezionato anche a due purosangue: Valsandro, con cui ha vinto tante corse tra cui il palio a Legnano nel 1982 (ha corso anche due Palii a Siena n.d.r) e Varegino, con cui vinse ad Asti nel 1986. Mi ricordo poi che, quando ero piccolo, montava spesso anche Rimini mentre io montavo un purosangue: con una mano teneva me con una corda, mentre con l'altra teneva Rimini.
Si è sempre detto che Canapino ha vinto pochi Palii rispetto alle capacità che aveva: lui ti ha mai parlato di questo suo rammarico di aver vinto poco?
Con me non parlava mai di queste cose, sicuramente se adesso fosse vivo gli avrei fatto un sacco di domande in più. Comunque penso che lui volutamente spesso non abbia voluto vincere perché dava molta importanza all'amicizia e penso che per fare alcuni piaceri abbia sacrificato la sua “gloria personale”. Credo comunque che dentro di sé un po' di rammarico ce l'avesse.
Il suo rapporto con Aceto?
Fuori dalle corse si prendevano in giro di continuo poi dentro Piazza Andrea mi ha sempre detto che per il carattere che aveva con mio babbo ci litigava sempre. Quando Andrea diceva a mio babbo di fare delle cose insieme (o vincere o perdere) lui faceva puntualmente il contrario di quanto avevano stabilito e sapendo come era il carattere di mio babbo credo che sia andata davvero così. Anche quando Andrea veniva a trovarci in scuderia con mio babbo si prendevano in giro e ti facevano ridere molto ma quando si avvicinava il Palio puntualmente litigavano.
Quali sono le Contrade alle quali tuo babbo era rimasto più legato?
Sicuramente la Tartuca e la Pantera. Nella Tartuca ha avuto rapporti ottimi con Adù Muzzi e con Mauro Bernardoni specialmente. Nella Pantera aveva un legame speciale con Ettore Bastianini che ha fatto anche da padrino a mia sorella.
Il 29 giugno 1999 ci fu l'ultima apparizione di tuo babbo in Piazza del Campo nella Selva: raccontaci come andò.
Lui si sentiva sempre di montare tant'è che continuò a correre alle regolari fino al 2000-2001. Nel 1999 il Capitano della Selva Roberto Marini, che ha sempre voluto molto bene a mio babbo, decise di fargli fare la prima prova, anche per aiutarlo e dargli una mano. Mio babbo poi si arrabbiò perché avrebbe voluto montare anche il Palio ma Roberto Marini gli aveva detto chiaramente che avrebbe fatto solo la prima prova; a mio babbo, però, la cosa non andò giù.
Francesco Zanibelli
Foto: www.ilpalio.org