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Dipinto da Alberto Inglesi.
Ottavo appuntamento con la nostra rubrica "L'Arte del Palio" a cura di Nicola Nunziati che ogni lunedì analizza un Drappellone da lui scelto. Oggi è la volta del Drappellone del 16 agosto 1995 dipinto da Alberto Inglesi e che fu vinto dalla Contrada del Leocorno con Giuseppe Pes detto Il Pesse e Bella Speranza.
L'Analisi pittorica
Alberto Inglesi nasce a Grosseto nel 1952 dove apprende i primi insegnamenti artistici nella bottega del padre, ebanista intarsiatore, scorgendo le abilità artistiche che condurranno il maestro nel percorso scultoreo.
A 12 anni frequenta corsi di disegno ornato, toscano e veneto. Incuriosito dal lavoro di bottega, quali fabbro, scalpellino, funaio e marmista, Inglesi apprende la manualità che ne distinguerà la firma, cogliendo le sfumature di molti materiali e alla continua ricerca di nuovi.
Nel 1965 la sua prima esposizione preso Palazzo del Cipolla a San Quirico d' Orcia. Nel 1970 si diploma presso L'istituto d'Arte Duccio di Boninsegna a Siena e, nel '75 ,oltre a partecipare a diverse rassegne nazionali, ne viene riconosciuto il talento con l'assegnazione del Premio Nazionale Arte e Sport e Premio Nazionale di Arte Grafica.
L'arte e le opere di Inglesi verranno esposte nelle gallerie di Londra, New York, Tokyo, oltre ad essere presenti in alcuni musei di Contrada come Lupa, Chiocciola, Torre, Civetta, Giraffa, Pantera e istrice.
Siena, città cui molto legato, dove vive e lavora tutt'ora, commissionerà il Drappellone per la carriera del 16 Agosto 1995, Cencio che nel 2000 riceverà il riconoscimento del “Miglior palio di Siena del Millennio”.
Il Drappellone di Inglesi, indipendentemente dalla soggettività non può lasciare indifferenti e necessita di approfondimenti, interrogativi, tali da condurci a studi più approfonditi che riguardano tante, moltissime tematiche: dai materiali, l'iconografia alla storia stessa di Siena. L'a l'artista in questo pezzo di seta (che seta non è) racchiude un intero universo che un breve articolo non basterebbe a raccontarlo.
Inglesi nel palio si vuole contraddire e come potrebbe essere altrimenti: una Festa che mischia sacro e profano, madonne e assassini, intrecci degni di cospirazioni, ci illumina in tal senso e lo fa con una straordinaria eleganza, tanto da passare inosservato in certi passaggi. Il Drappo è contornato da numeri e simboli che rappresentano il positivo e il negativo, il bene e il male, il bianco e il nero, come la Balzana, rappresentata in alto a destra, a fianco della Madonna.
La Vergine Maria si impone al centro con una massa corporea che occupa gran arte dell'opera, immersa in uno spazio fatto di silenzio, sospeso tra antico e attuale, rimanendo incantati dalla figura, nonostante lo stato immobile suggerisce la forza dell'azione, la potenza dell'universo femminile e quella parte più intima e interiore.
La Madonna è nella sua più classica veste, rosso e azzurro, contrapposti all'incredibile contemporaneità del materiale scelto, il Chevral, lo stesso utilizzato all'epoca per i musetti della Formula1. Anche in questa occasione la contrapposizione, unitamente alla scelta del materiale utilizzato per il fondo, una rete metallica fatta dal maestro espressamente per Trussardi che utilizzò per la prima volta in questo Cencio.
Inglesi nella sua attività ha sempre avuto un incredibile talento nel “plasmare” e lavorare molti e diversi materiali ma ancora una volta riesce a sorprenderci non solo per la scelta ma sopratutto per l'abilità di coniugare l'antico con l'attuale, la velocità dei barberi idealizzata nel materiale chevlar, sfruttata dal cavallino rampante per far sfrecciare le rosse in pista, una rete che a mio avviso fa pensare ad una Città, movimentata da tanti piccoli ingranaggi, capaci nella loro unità e allo steso tempo unicità di condurci ad uno spettacolo unico al Mondo. Lo stesso stupore e medesime emozioni che provavano i nostri avi in piazza nelle canoniche date.
Il volume della Vergine interrotto, fatto di sezioni, visioni molteplice, una voluttuosità tridimensionale, la stessa della scultura, tradotta in pittura, come nella parte più in basso. Un mare fatto di onde dove emergono braccia a mene tese verso la figura della Santa, un appiglio, una richiesta di aiuto, quelle di una persona, un cittadino, un contradaiolo.
La dedica “sena vetus civitas virginis”, motto riportato nel simbolo più antico della Repubblica di Siena, costante nelle monete senesi a partire dal 1279, ipotesi avanzata anche l'origine numismatica, ci impone una riflessione. La conciliazione di quello che appare inconciliabile, economia e morale; probabilmente una ricerca di unità, il richiamo a Maria, patrona di Siena, solida radice che rimase anche nelle prime monete di conio mediceo.
Le monete raffiguranti le contrade nella parte alta del Palio, in contrapposizione con quella più bassa, rappresentate nel loro bestiario araldico, sottostanti una mezza luna, impreziosita dallo scultore con basso rilievi e stacciati con stemmi della Città: un nuovo materiale ad adornare come un corona, splendente, luccicante, abbagliante, come questo Palio.
Non è semplice accontentare tutti, sopratutto quando si parla di Palio. Credo che alle volte non venga dato il tempo necessario a “sedimentare” lo sguardo e la mente. Una sola visione risulta assai misera per comprendere tutto il lavoro, lo studio e la generosità dell'artista. Anche in questa opera, come in altre, non appare il cavallo. Ciò nondimeno sminuisce la rappresentazione della festa, anzi ci induce a capirne ancora meglio i tanti aspetti che i forestieri spesso non riescono a capire fino in fondo.
La corsa
I Capitani optano per un lotto con tantissimi esordienti: ben 8. Gli unici due cavalli esperti sono Pippinella (Torre) e Naomy (Civetta) che però non hanno mai vinto. Gli 8 cavalli all'esordio sono Davina (Giraffa), Quillero de Sedini (Selva), Mar Kelly (Lupa), Soave (Drago), Bella Speranza (Leocorno), Samurai (Istrice), Trionfale (Nicchio) e Votta Votta (Aquila).
Cianchino e Il Pesse, i due fantini big in quel periodo vanno a montare rispettivamente Votta Votta nell'Aquila e Bella Speranza nel Leocorno. La Torre sull'esperta Pippinella sceglie Massimino mentre la Civetta su Naomy conferma Trecciolino. Segnaliamo l'ultima apparizione in Piazza del Campo di Sebastiano Deledda detto Legno che va a montare Davina nella Giraffa.
La mossa è molto breve, di rincorsa c'è la Selva con Cittino e Quillero de Sedini. Quando la rincorsa entra, scatta subito in testa il Leocorno, seguito dall'Aquila e dalla Civetta all'esterno. Al primo giro è il Leocorno in testa, seguito da Aquila, Civetta e Istrice con Bonito da Silva e il grigio Samurai.
Il Leocorno allunga sugli inseguitori mentre l'Istrice guadagna la terza posizione superando la Civetta. Il Leocorno al terzo giro allunga ancora su Aquila, Istrice e Civetta. All'ultimo Casato l'Aquila prova ad insidiare il Leocorno ma non c'è nulla da fare: il Leocorno vince questo Palio con Giuseppe Pes detto Il Pesse (al sesto Palio vinto) e Bella Speranza, cavalla vittoriosa all'esordio.
La vittoria per la Contrada di Pantaneto mancava dal Palio del 2 luglio 1993. Il Capitano vittorioso è Alfredo Mandarini, con i mangini Luigi Fumi Cambi Gado e Marco Gualtieri. Il Priore è Lorenzo Bassi.