¯
Prosegue il viaggio in compagnia di Roberto Filiani.
Folta è la schiera di fantini di Roma e provincia che hanno calcato il tufo dalla seconda metà dell’800 ai giorni nostri.
Secondo i dati in nostro possesso il primo romano in piazza fu Vincenzo Brignoli detto “Occhiovispo”, soprannome originale ed eloquente, che corse i due Palii del 1851 nel Montone e nel Nicchio.
Per trovare un nome davvero importante bisogna fare un salto di più di quarant’anni e risalire precisamente al 1896 quando arrivò a Siena da Tivoli il diciannovenne Domenico Fradiacono detto “Scansino” che vinse tre dei primi quattro Palii disputati, cappotto nella Torre e luglio 1897 nella Giraffa, per poi piazzare altre quattro stoccate vincenti nel nuovo secolo con il Nicchio nel luglio 1901, la Tartuca nell’agosto 1902, con la Lupa nel luglio 1909 ed infine ancora per i colori di Castelvecchio nell’agosto 1910.
Di scarso impatto, invece, la carriera del fratello minore Antonio detto “Scansinetto” che corse tre Palii in un periodo di assenza di Scansino, nel biennio 1905/06.
Sempre da Tivoli proveniva Alduino Emidi detto “Zaraballe che in venti anni di carriera, 1902-22, conquistò due vittorie nel luglio 1903 per il Drago e nel Palio a sorpresa del 1909 per l’Oca, da notare che a questo baffuto fantino, molto legato al Meloni, per tanto tempo fu assegnata l’inesatta e francamente improbabile provenienza dalla Puglia per via di una sorta di filastrocca che gli veniva attribuita: “…mi chiamo Zaraballe vengo dalle Puglie e tengo buone cosce…”
In quello stesso periodo, da Marino, furono presenti in piazza i due fratelli Salvucci: Eleuterio detto “Rombois” e Settimio, il primo corse ben diciotto volte sprecando, in malo modo, almeno un paio di occasioni per vincere; il secondo corse solo due volte ma all’esordio nel Bruco, nell’agosto 1911, sfiorò davvero il successo venendo frenato da un duro ostacolo del Meloni che favorì Bubbolo nel Drago.
Più fortunata la carriera di Angelo Serio detto “Pirulino” che riuscì a vincere, abbastanza a sorpresa, il Palio del luglio 1923 nella Lupa sulla poco quotata Baietta, curiosamente questo fantino, dopo aver corso con buona continuità fino al 1930, sparì dalla circolazione per poi essere ripescato per due carriere del 1945 alla veneranda età di 54 anni.
Proprio negli anni trenta arrivò a Siena il mestierante Pietro De Angelis detto “Pietrino”, un fantino che con le sue gesta ha scritto pagine epiche del Palio, tra vittorie, solo due e tradimenti, noti ed amari, il suo celebre motto “e mò dammi li sordi” e l’epilogo tragico della morte in piazza durante le riprese de “La Ragazza del Palio”.
Nel 1938 il Montone scelse un giovane di Manziana: Gino Gentili detto “Sughero” che col giubbetto rosa corse i due Palii di quell’anno non convincendo a pieno ma aprendo, di fatto, la strada al ben più noto fratello Giuseppe detto “Ciancone” che dal dopoguerra dettò legge in piazza fino al 1969.
Su Ciancone bisognerebbe aprire un capitolo a parte, non solo per le sue nove vittorie ma per la sua maestria, trasversalmente riconosciuta, per i mille aneddoti di una carriera paradossalmente non coronata da un numero di trionfi adeguato anche e soprattutto per l’esilio seguito al disastroso “Palio della rigirata” dell’agosto 1961.
Sempre da Manziana arrivarono a correre il Palio i due fratelli Ceciarelli: Vincenzo detto “Pennello” che al debutto nell’agosto 1959, nel Leocorno, fu frenato solo dall’infortunio della purosangue Sarna e Felice detto “Giamburrasca”, praticamente identico al fratello, che corse solo nel giugno 1961.
Due romani doc, Remo Antonetti detto “Rompighiaccio” e Romano Corsini detto “Romanino”, ebbero invece la fortuna di affermarsi in piazza.
La carriera di Rompighiaccio è legata a filo doppio con il barbero Niduzza con la quale sfiorò il successo al debutto nel luglio 1950 per il Drago e conquistò le sue due vittorie nell’agosto 1950 per il Leocorno e due anni dopo nell’Oca.
Romanino, invece, vinse al debutto nella Selva con Archetta, correndo quasi per caso e pestando i piedi a molti colleghi più blasonati, probabilmente proprio per questo la sua esperienza si esaurì con sole altre quattro presenze.
Di ben altro spessore l’esperienza di Antonio Trinetti detto “Canapetta”, il biondo di Allumiere, un fantino sfortunato che conquistò solo tre vittorie, dato di gran lunga inferiore alle sue capacità, legò il suo nome e gran parte della sua carriera alla Chiocciola ed alla cavallina Beatrice con cui vinse il suo primo Palio nel Drago nell’agosto 1962 e bissò nell’agosto 1966 per i colori di San Marco con cui chiuse la sua parabola vittoriosa nel luglio 1968 con Selvaggia.
Gli anni settanta aprirono le strade del successo ad altri due fantini “romani de Roma”: Adolfo Manzi detto “Ercolino” e Michele Bucci detto “Randa”, entrambi con un’importante esperienza in ippodromo e baciati dalla fortuna con la prima vittoria arrivata grazie ad un cavallo scosso.
Ercolino vinse, nell’agosto 1973, nell’Aquila, dove aveva debuttato nel luglio precedente, con Panezio che lo scaricò all’ultimo San Martino dopo una corsa di testa; la seconda vittoria, dopo una serie di prestazioni abbastanza negative, nell’agosto 1981 nel Nicchio a seguito di una carriera letteralmente dominata con il debuttante Balente de Su Sassu.
Randa vinse nel luglio 1977, al debutto, nel Montone su Quebel che, dopo una spettacolare caduta al secondo San Martino, si lanciò all’inseguimento vittorioso di Spillo e Rimini nell’Aquila, il resto della carriera del fantino romano fu breve ed alquanto incolore.
Legati alla Selva gli ultimi due fantini romani che hanno trionfato in Piazza del Campo, entrambi partendo di rincorsa: Guido Tomassucci detto “Bonito da Silva”, da Trevignano Romano, tanto coraggioso quanto sfortunato, vinse alla seconda presenza, nel luglio 1987, su Vipera, una carriera ancora discussa oggi per i suoi risvolti finanche misteriosi.
Antonio Villella detto “Sgaibarre”, da Civitavecchia”, la Selva doveva farlo debuttare già nell’agosto 2002 ma l’infortunio di Brento trasformò il sogno in incubo, nel Palio successivo, mantenendo la promessa, Capitan Marini lo confermò su Zodiach ed arrivò una splendida vittoria, sempre con lo stesso cavallo il fantino romano sfiorò la vittoria nella Pantera nel luglio 2004 prima di un lungo ed inesorabile declino.
A chiudere questa carrellata tanti altri fantini dalla militanza breve e deludente: Ersilio Bietolini detto “Rondine”, nipote del celebre Ragno; Walter Moretti detto “Misdea” dalla caratteristica particolare di aver corso i suoi tre Palii sempre nell’Istrice; il folcloristico e discusso Stefano Petrini detto “Gringo”; Loris Almi detto “Galletto” che nel luglio 1977 ebbe anche l’onere e l’onore di montare il grande Panezio, storia simile a Giuseppe Vischetti detto “Menghino” nel luglio 1959 fu scelto dall’Istrice per correre sulla mitica Gaudenzia; corse i tre Palii del 1969, per poi sparire, Augusto Berardozzi detto “Pizzichetto” di Tolfa.
Una sola partecipazione, invece, per Mario Meini detto “Fil di Ferro I” nel luglio 1947 nel Bruco su Lola, per Fernando Castellani detto “Gelato” nel luglio 1951 nella Giraffa su Dorina e tornando indietro al luglio 1911 per Ettore Carosi, montato dal Leocorno, a cui non fu neanche dato il soprannome.
Roberto Filiani
Foto: www.ilpalio.org